martedì 9 novembre 2010

L'autorità non deriva dal contratto sociale

Carlo Baratta

L'autorità non deriva dal contratto sociale

L'errore di Rousseau ha prodotto autoritarismo e la liquefazione delle relazioni.
Cosi chiosa Gomez Davila “Una moltitudine omogenea non reclama libertà. La società gerarchizzata non solo è l'unica in cui l'uomo può essere libero, ma anche l'unica in cui gli preme esserlo”
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Il processo rivoluzionario, ha condotto alla dissoluzione della società tradizionale e alla crisi sociale: terrorismo, rivolte, sedizioni imperversano per l’Europa. La religione cristiana poneva limiti alla azione pubblica e garantiva principi di stabilità e di ordine. Origine dell’autorità. Autorità deriva da autore, solo chi è autore di qualcosa ha autorità se una società non ha più autori, ma falsari, se l’uomo e diventato furbo più che astuto, astuto più che intelligente, che sa vedere solo i vantaggi immediati e non è disposto ad affrontare sacrifici in vista di beni a lungo termine,l'autorità si riduce a procedura tecnico o burocratica.perciò sia l’autorità, sia quella politica che quella tecnica sparisce. In qualunque società e organizzazione produttiva è necessario vi siano alcuni che comandano, affinché la società non si sfasci. Per la dottrina cattolica l’autorità «deriva da Dio, autore della natura umana. Dio, creando l’uomo, lo ha fatto sociale, cioè destinato a vivere in società, destinato a relazionarsi con altri, a capire e accettare i propri limiti,quindi Dio, volendo la natura umana sociale, ha voluto l’autorità. Se l’uomo fosse destinato a vivere da solo, non avrebbe bisogno del linguaggio. Questa concezione dell’autorità, si contrappone quella rivoluzionaria per la quale «ogni potere viene dal popolo». I sedicenti pensatori che hanno negato la derivazione dell’autorità da Dio sono i responsabili dell’assolutismo. Questi teorici, sono gli unici responsabili della rovina, della concetto di autorità, ridotta a un’opera fatta dagli uomini e che quindi gli uomini possono disfare. L’autorità deve possedere una sua sacralità. Se così non fosse, non potrebbe obbligare i cittadini a obbedire, perché il valore della libertà della persona umana sarebbe prevalente e precedente rispetto a ogni coercizione. L' autorità non va confusa con il sistema di governo , ossia con le modalità con le quali si esercita. Il fatto che l’autorità in concreto sia esercitata da uno (monarchia), da alcuni (aristocrazia) o dalla maggioranza (democrazia) non ne modifica la natura: l’autorità deriva sempre da Dio, anche se diverse sono le modalità con cui sono designati coloro che dovranno esercitarla. La teoria del contratto sociale Questa teoria postula che ogni uomo, per formare una società, si sia spogliato di una parte dei suoi diritti e libertà. La somma di tutte queste parti volontariamente cedute dai cittadini sarebbe poi stata consegnata a qualcuno perché esercitasse l’autorità. Per Rousseau, la società costituisce un limite alla libertà degli uomini. Da qui nasce l'idea rivoluzionaria del processo storico come liberazione dalla schiavitù della società e delle sue istituzioni. Come ricordava anche Bobbio , il passaggio dalla tribù allo stato di diritto è “un faticoso processo di liberazione dell'individuo dalla società totale" , il cui scopo finale è la creazione dell' uono nuovo . Nell’uomo nuovo le persone singole con i loro modi di pensare, di volere e di essere caratteristici e contrastanti si amalgamano e spariscono nella personalità collettiva, che genera un nuovo individuo collettivo, totale, in cui ognuno contemporaneamente è se stesso e tutto, essendosi liberato dal "limite" rappresentato dalla sua personalità. Per l'idea della rivoluzione l'altro non è visto più come un aiuto per comprendersi e per realizzarsi come persona, ma come una minaccia alla propria identità vista appunto come totalità. La visione rivoluzionaria per funzionare ha bisogno di vedere nell'altro il nemico. Questa idea ha il suo riflesso nella concezione della società come rapporto di forze potenzialmente conflittuali: ricchi/poveri, padrone/servo, borghesia/proletariato, vecchi/giovani, uomo/donna, insegnanti/studenti, governanti/governati, e cosi via. Da qui il divenire incessante, la contraddizione come essenza del processo rivoluzionario. La società rivoluzionaria la società della contraddizione incessante, la società del caos come principio di liberazione. Quale soluzione possibile La verità, però è un'altra: l’uomo ha, quotidianamente, bisogno degli altri; basta ricordare che il piccolo d’uomo per molti anni non è autonomo e non può sopravvivere senza l’aiuto altrui. Se l’uomo è sociale per natura, ne segue il carattere naturale anche dell’autorità: poiché non vi può essere società senza autorità, persone diverse non possono raggiungere il bene comune senza che qualcuno ne coordini le volontà. Problema serio non è distruggere l'autorità, ma governarla : l’autorità intesa come privilegio, e non come servizio, senza coscienza dei gravissimi obblighi che comporta, quella che rischia di violare la giustizia che va combattuta. L'unica forma storica dove ciò si è verificato è stata quella monarchica. La consacrazione dei re mediante l’unzione, su cui storici del secolo XX come Marc Bloch (1886-1944) hanno scritto pagine importanti, rappresenta non soltanto la pubblica dichiarazione da parte della Chiesa che l’autorità dei re è di origine divina, ma anche il riconoscimento da parte di chi deve esercitare l’autorità dei gravi obblighi verso Dio che questa comporta.
LA CIRCOLARE SPIGOLOSA
n. 179 Anno 6 del 09 Novembre 2010

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