giovedì 10 novembre 2011

TRADIZIONE E SOCIETA' BLOG DI PENSIERO VERTICALE: Il matrimonio: esperienza narcisista o progetto di...

TRADIZIONE E SOCIETA' BLOG DI PENSIERO VERTICALE: Il matrimonio: esperienza narcisista o progetto di...: Anche nozze celebri (McCartney, Briatore) possono far riflettere su simbologie e significati Secondo Socrate il matrimonio aveva due sbocch...

Il matrimonio: esperienza narcisista o progetto di vita?

Anche nozze celebri (McCartney, Briatore) possono far riflettere su simbologie e significati
Secondo Socrate il matrimonio aveva due sbocchi: “Sposatevi. Se vi capita una buona moglie, sarete felici. Se ve ne capita una cattiva, diventerete filosofi”.
Con un sguardo più generale, il matrimonio è anche una relazione sociale e come tale è influenzata dai valori morali interiorizzati dalle persone che decidono di realizzare questa relazione.
Nel mondo occidentale contemporaneo si confrontano due grandi modelli di pensiero: quello del pensiero “debole” o relativista e quello del pensiero “forte”, soprattutto cattolico. Che delineano due diverse modalità di relazione tra gli sposi: la relazione egotistica e quella del dono.
L'interpretazione dei rapporti sociali basata sul pensiero debole annovera tra i suoi studiosi Zygmunt Bauman, sociologo e teorico della società liquida. Per Bauman stiamo vivendo in una realtà sociale dove tutto è precario, incerto, rapido, un mondo fatto sopratutto dall'oggi e un futuro inteso come evento non collegabile né con il passato né tanto meno col presente; un mondo alla “prendi i soldi e scappa”.
Il pensiero forte, invece, considera le relazioni tra persone come atti permanenti fatti per costruire un futuro, anche difficile, ma noto, nel caso specifico del matrimonio. Tra i sostenitori del pensiero forte va ricordato il magistero della Chiesa Cattolica.
Indicazioni su come costruire una relazione che permetta la crescita delle persone, adattabili a diverse situazioni reali, economiche culturali, si trovano nel Catechismo. Tra i molti articoli ricordo il 2332 (“La sessualità esercita un'influenza su tutti gli aspetti della persona umana, nell'unità del suo corpo e della sua anima. Essa concerne particolarmente l'affettività, la capacità di amare e di procreare, e, in un modo più generale, l'attitudine ad intrecciare rapporti di comunione con altri”) e l'articolo 2333 (“L'armonia della coppia e della società dipende in parte dal modo in cui si vivono tra i sessi la complementarità, il bisogno vicendevole e il reciproco aiuto. Essere innamorati significa volere, e promettere, eterna fedeltà”).
Benedetto XVI, nel discorso tenuto il 22 gennaio scorso, spiega che il matrimonio deve promuovere “un vincolo di giustizia ed amore tra i coniugi, con le caratteristiche dell’unità ed indissolubilità, ordinato al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole”. Gli sposi, perciò, devono scoprire “la verità di un’inclinazione naturale e di una capacità di impegnarsi che essi portano inscritte nel loro essere relazionale uomo-donna”.  “La sessualità, mediante la quale l’uomo e la donna si donano l’uno all’altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda — si legge nella Familiaris consortio (n. 11) — l’intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano, solo se è parte integrale dell’amore con cui l’uomo e la donna si impegnano totalmente l’uno verso l’altra fino alla morte. (...) Se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente”.

Matrimonio liquido o patto forte? Il caso di due coppie celebri
Il contenuto dei rapporti sociali è espresso anche dalla simbologia con cui si esprimono. Il matrimonio è il rapporto fondante della società e dunque ad esso, in ogni cultura, sono legate simbologie molto forti, soprattutto nelle cerimonie nuziali.
Due matrimoni recenti di personaggi famosi, Paul McCartney e Flavio Briatore, sono significativi, da questo punto di vista, per il loro ispirarsi ai due diversi modelli di pensiero.
L'idea di sposarsi per ricercare nuove ispirazioni o per fronteggiare la noia si può leggere nella cerimonia di Paul McCartney, che si è sposato per la terza volta domenica 9 ottobre 2011. Che la paura di invecchiare, di non essere più riconosciuto, sia alla base di questo evento si può osservare da tanti elementi. Come ricorda la cronaca, il 9 ottobre sarebbe stato il compleanno di Lennon, quindi un giorno speciale per gli ex Beatles, e Paul si è presentato all'evento coi capelli tinti castano e un vestito blu.
Anche per questo matrimonio la sposa Nancy Shevell, miliardaria americana, è molto più giovane di Paul: 17 anni di meno di lui; la precedente moglie, Heather Mills, ne aveva 26 di meno.
La funzione si è svolta alle quattro del pomeriggio nelle sale del municipio londinese, Old Marylebone Town Hall. La cerimonia è proseguita nella villa di St John’s Wood, a poche centinaia di metri dagli studi di Abbey Road, che è anche il titolo del famosissimo LP dei Beatles. I vicini dell'esclusivo quartiere di St John's Wood non hanno gradito le manifestazioni di allegria che arrivavano dalla casa di McCartney e hanno chiamato la polizia per farli smettere.

Flavio Briatore si è sposato con Elisabetta Gregoraci il 14 Giugno del 2008 a Roma, nella chiesa di Spirito in Sassia. Le nozze sono state celebrate dal cardinale francese Paul Jean Poupard, con tre testimoni per Flavio e tre per Elisabetta. La sposa - che indossava un abito bianco, con velo di sette metri, firmato da Roberto Cavalli - si è fatta attendere 40 minuti. Il tenore Alessandro Safina ha cantato l’Ave Maria. Terminata la funzione religiosa gli sposi hanno offerto un ricevimento al ristorante “La Veranda”. Gli invitati, circa 350, erano tutti personaggi illustri, del mondo automobilistico, del giornalismo e politico. Mancava la ex fidanzata di Flavio, Naomi Campbell, perché, secondo Briatore, “non sarebbe carino nei confronti di Elisabetta”. Le nozze si sono concluse con il party serale al Castello di Tor Crescenza.
I coniugi Briatore hanno chiesto agli invitati di devolvere la spesa per i regali di nozze a favore del reparto di oncologia pediatrica dell’Umberto I di Roma.
Il 18 marzo 2010 è nato Nathan Falco, il primo figlio di Flavio.

Flavio e Paul hanno caratteristiche comuni sono benestanti, conosciuti in tutto il mondo invidiati da molti, frequentano giovani e belle donne, non si fanno mancare nulla.
Però sono anche molto diversi, e anche i loro matrimoni lo evidenziano. Paul continua a tingersi i capelli a vestirsi come se fosse ancora negli anni '60; Flavio no, è orgoglioso dei suoi capelli brizzolati e alle cerimonie importanti si mette il tight.
Paul al suo matrimonio ha suonato Let it be; a quello di Flavio si è intonata l'Ave Maria.
Paul, forse inconsapevolmente, è l'espressione dell'individualismo e dell'egotismo (ideologia dell'ego) dilagante nell'Occidente annoiato e sempre alla ricerca di senso; Flavio incarna, forse anche lui inconsapevole, la reazione all'egotismo. Il progetto dei coniugi Briatore si è concretizzato in un figlio, l'accordo tra l'ex Beatle e la miliardaria USA in un bel tour per l'Europa a far altri soldi.

Intendiamoci: non stiamo indicando la coppia Briatore-Gregoraci come esempio di pensiero "forte" e di matrimonio “cattolico”.  La simbologia delle nozze, però, evidenzia l'ispirazione delle due coppie di coniugi a due diversi modelli.
Il modello scelto da Briatore e Gregoraci non ci sembra sospettabile di pura esteriorità e conformismo, visto che le nozze di tipo religioso e “tradizionale” sono ormai un'eccezione nello star system. Se poi alla manifestazione di intenti iniziale seguirà un coerente stile di vita, in un percorso di necessaria crescita umana e cristiana, questo non è possibile dirlo a priori e dall'esterno.

Carlo Baratta
14/11/11      Europa   Oggi

mercoledì 2 novembre 2011

TRADIZIONE E SOCIETA' BLOG DI PENSIERO VERTICALE: HALLOWEEN NEL MONDO: TRA TRADIZIONE E MODERNITÀ

TRADIZIONE E SOCIETA' BLOG DI PENSIERO VERTICALE: HALLOWEEN NEL MONDO: TRA TRADIZIONE E MODERNITÀ: Satanismo sullo sfondo Fino a qualche anno fa, la festa di Halloween era diffusa negli Stati uniti e nel Regno unito. Oggi, sotto l'infl...

HALLOWEEN NEL MONDO: TRA TRADIZIONE E MODERNITÀ

Satanismo sullo sfondo

Fino a qualche anno fa, la festa di Halloween era diffusa negli Stati uniti e nel Regno unito. Oggi, sotto l'influenza della globalizzazione, questo evento si è diffuso in tanti altri Paesi.
Questa, però è una festa pagana e satanica, non un innocente divertimento per piccini. Non si tratta di di una gaia arlecchinata, bensì di una celebrazione vera e propria con tanto di riti e oggetti sacri: pietre runiche, mantelli. Nel Regno Unito per rispondere alle esigenze rituali dei molti detenuti pagani e satanisti rinchiusi nelle carceri britanniche sono state emanate, nel 2010, da Gareth Hadley, Direttore del personale penitenziario nazionale norme per la pratica dei riti satanici, e tra questi Halloween è il principale.
La celebrazione di questa festa è una forma di idolatria demoniaca. La notte di Halloween è una esaltazione del macabro. Le persone, che partecipano, indossano costumi che inneggiano alla morte, sovente antireligiosi.
LE ORIGINI DELLA FESTA - Narra una leggenda celtica che gli spiriti dei defunti di quell'anno, tornassero la notte del 31 ottobre in cerca di un corpo da possedere per l'anno successivo. I vivi Per essere posseduti non riscaldavano le loro case e si travestivano, in modo orribile per spaventare gli spiriti dei morti.
La versione più spirituale vede in Halloween la continuazione di un’antichissima celebrazione celtica diffusa nelle isole britanniche e nel nord della Francia. Scopo della celebrazione era l'adorazione della divinità, Samhain, Signore della morte. Era considerata una delle feste più importanti, e dava inizio al capodanno celtico. La notte del 31 ottobre in onore del sanguinario dio della morte, veniva realizzato, sopra un’altura, un enorme falò utilizzando rami di quercia, albero ritenuto sacro, sul quale venivano bruciati sacrifici costituiti da cibo, animali e persino esseri umani, come si può leggere nel “De Bello Gallico” (libro VI, 16) di Giulio Cesare o nella Naturalis Historia (XXX, 13), di Plinio il Vecchio.
I Celti ritenevano che Samhain, in risposta alle offerte di tali olocausti, autorizzasse le anime dei morti a ritornare alle proprie case in quel giorno di festa. Per questo motivo i pagani nordici ritenevano che fredde e oscure creature riempissero la notte vagando e mendicando tra i vivi. E’ da tale credenza, peraltro, che deriva l’uso odierno di girovagare nel buio, la notte di Halloween.
LA LIQUEFAZIONE DI CONCETTI - L'espressione dell’antico cerimoniale pagano.“trick or treat”, è stata tradotta nel nostro sistema sociale basato sullo scambio di merci in “scherzetto o dolcetto”. In origine si chiedevano offerte (“treat”) sotto la minaccia dell’ira di Samhain, e della sua maledizione divina (“trick”), in caso di rifiuto. Questa pratica di chiedere offerte al dio della morte era un metodo per identificare i cristiani che si rifiutavano di onorare la divinità pagana, e che per questo subivano, a volte, odiose ritorsioni.
OGNISSANTI CRISTIANO - Per la cristianità le prime forme di commemorazioni dei Santi iniziarono dal IV secolo, nel giorno della Domenica successiva alla Pentecoste. Questa pratica è tuttora osservata dalla Chiesa Ortodossa d’Oriente.
I monaci irlandesi per evangelizzare i popoli celti, chiesero al Pontefice Romano di celebrare la festa di Ognissanti al primo novembre, con tanto di vigilia la notte precedente, proprio per contrastare il culto satanico di Samhain. Fu un atto di Papa Gregorio III (731-741), che fissò nel 1° novembre l’anniversario della consacrazione di una cappella, a Roma, dedicata alle reliquie “dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. Il suo successore rese obbligatoria la data della celebrazione a tutta la cristianità.
DAL CULTO DI SAMHAIN ALL'HALLOWEEN MODERNO - Il termine deriva dall'antica espressione inglese Hallow E’en, cioè notte di commemorazione di tutti coloro che sono stati “hallowed”, santificati.
LE PREOCCUPAZIONI DEL CLERO CATTOLICO - Sorprende la sottovalutazione fatta oggi da molti credenti su pericolo della festa pagana e satanica di Halloween. Contro questi festeggiamenti molti vescovi italiani, tra di essi il vescovo di Torino Monsignor Nosiglia, hanno preso una ferma posizione ad esempio si veda il (blog).
Nella parrocchia di San Luigi Gonzaga a Foggia, guidata da don Guglielmo Fichera, da alcuni anni nel pomeriggio del 31 ottobre, adulti e bambini, catechisti e genitori, hanno indossato abiti e portato simboli che ricordano il santo di cui portano il nome.
Son molte le parrocchie italiane che il 31 ottobre organizzano momenti di festa e di preghiera. In Francia tale fenomeno ha imboccato il viale del tramonto e la polemica è tutta incentrata sul recupero delle tradizioni autoctone. Il filosofo e critico letterario D. Le Guay nel suo libro “La faccia nascosta di Halloween”(ed Elledici), definisce Halloween come un simbolo neopagano. Anche in Francia molte parrocchie hanno organizzato contromanifestazioni chiamate “Holy Wins” con distribuzione gratuita di opuscoli religiosi ai ragazzi e alle loro famiglie che invitano a riflettere sui veri e profondi valori della festa di Ognissanti.
In Germania la federazione per la protezione della lingua tedesca ha preso posizione contro la festa di Halloween. Benedetto XVI, rivolgendosi ai giovani a Colonia, in Germania, li ha messi in guardia contro tutte le false rivoluzioni e ha indicato loro la vera ed unica rivoluzione: “Volete cambiare il mondo? Volete un mondo più pulito? Fatevi santi!”.
La dimensione economica di Halloween in Italia - Secondo un'indagine del Codacons da settimane i negozi e i centri commerciali di tutta Italia hanno decorato le vetrine, con zucche, maschere e gadget di ogni tipo, e proposto ai consumatori una vasta scelta di articoli.
Il Codacons stima in circa 10 milioni gli italiani che festeggeranno il 31 ottobre, per partecipare a eventi, feste, spettacoli, acquisteranno maschere, abiti da streghe o da morto e tante zucche per l'illuminazione notturna con un rilevante giro di affari.

(di Carlo Baratta
http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=750

venerdì 21 ottobre 2011

Senza figli e fiducia nel futuro non si esce dalla crisi



  1. L’analisi del prof. Gotti Tedeschi, la visione antropologica della "Caritas in Veritate"
Il pensiero nichilista relativista oggi maggioritario tra gli intellettuali supponenti, che controllano di fatto l'informazione italiana, continua a drogare i cervelli degli italiani con paginate di intercettazioni, talvolta private, e ignora del tutto l'unica, vera, oggettiva causa dei problemi economici dell'Occidente: il calo demografico.

L'economista e attuale presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, lo va dicendo da anni, ma l'organo della sedicente coscienza morale del Paese – il quotidiano la Repubblica - e la rete di informazione ad esso legata non ne fanno cenno.
Che cosa pensa Gotti Tedeschi della crisi attuale
Per il presidente dello IOR la forte riduzione delle nascite in Occidente, con il conseguente invecchiamento della popolazione, ha causato l'aumento dei costi fissi delle imprese e di quelli sociali (sanitari e della previdenza), favorendo così l'aumento della tasse dirette e indirette, l'aumento dei prezzi al consumo (basti pensare alla benzina), l'indebitamento delle famiglie.
Il calo demografico, quindi, è alla base della crisi economico-finanziaria che stiamo vivendo.

Come evidenzia l'analista di geopolitica Spengler, in un'intervista ripresa da Europa Oggi, “ad oggi, il 20% della popolazione dei paesi sviluppati ha più di sessanta anni, ma a metà del secolo circa il 40% della popolazione dei paesi sviluppati avrà più di sessanta anni”.

La crisi odierna della Grecia segue, purtroppo, questa tendenza, come segnala anche Wikipedia: “Dal 1981 è calato considerevolmente il numero di matrimoni, ed è invece aumentato quello dei divorzi. Il risultato di questi cambiamenti sociali è che oggi solo il 15% della popolazione è sotto i 14 anni di età, mentre il 68% è compreso nella fascia che va dai 15 ai 64 anni”. Ad aggravare la situazione vi sono i pensionati e i baby-pensionati, che superano un terzo della popolazione.

Il comportamento antinatalità si è imposto culturalmente, anche a causa di un superamento furbesco del concetto di castità: oggi, con la pillola del giorno dopo, si può non essere casti - qualità “da bigotti” e da aborrire -, ma pure non fare figli, mica male.
La cultura – diciamo - del “non casti non figli” si è imposta tra la maggioranza della popolazione occidentale anche grazie grazie alle false teorie - non dimostrate, ma solo enunciate - di Malthus; il quale, nel '700, aveva teorizzato che la crescita della popolazione avrebbe portato all'esaurimento delle risorse naturali.
Gli eredi del suo pensiero, negli anni dal 1968 al 1976, ipotizzarono che milioni di persone sarebbero morte per fame entro il 2000, perciò era da criminali fare figli.

Queste teorie si sono dimostrate sbagliate, tant'è che i Paesi considerati a rischio come India, Cina e oggi pure l'Egitto si sono sviluppati di più che l'Occidente; anzi, grazie al benessere che si avviano a raggiungere si compreranno l'Europa.

Alla base di questo inculturamento malthusiano c'è il contesto nichilista relativista o, come dice il regnante Pontefice, l'assenza del pensiero. La teoria malthusiana continua ad essere propagandata perché funzionale a tale contesto, nonostante sia falsificata da tutto il pensiero economico.
Ad esempio, anche per Keynes la crescita economica è da legare al tasso di natalità. Quest'ultimo, infatti, determina l'offerta di lavoro, la produttività del sistema e la domanda finale.

Va ricordato che un'economia solida ha quale obiettivo prioritario la valorizzazione delle risorse a disposizione di un Paese, favorendo lo sviluppo reale e il benessere dei cittadini. Il crollo demografico ha favorito una crescita solo apparente, di tipo consumistico; ha favorito lo spreco e non l'efficienza.
Che cosa si può fare
Si devono costruire politiche a sostegno della famiglia, incentivandola a fare figli.

La famiglia, infatti, non solo garantisce una crescita naturale della società, ma è il principale produttore di reddito, di risparmio e di sviluppo del capitale umano.

Per realizzare questo progetto serve una nuova visione antropologica, che non riduca l'uomo a semplice mezzo di produzione o di consumo: a mera cosa.

Per Gotti Tedeschi la morale cattolica applicata all’economia è la migliore soluzione del problema; però, per poterla applicare, occorre che tutte le persone sviluppino il pensiero “verticale”.
Pensare in modo “verticale”
L'enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate tratta della crisi del nostro tempo. Il suo messaggio essenziale è che la questione sociale contemporanea è un problema antropologico.
La soluzione dei problemi richiede di riconoscere che la principale forza propulsiva, per lo sviluppo di ogni persona e dell'umanità, sta nella carità, vissuta nella verità. Occorre perciò un nuovo modo di pensare, che induca gli attori sociali – singoli o istituzioni – a utilizzare come criterio di azione le relazioni tra loro.

La carità, per il Pontefice, è la via maestra per costruire relazioni sia con Dio che con gli altri. La persona, in quanto ha una natura spirituale, si realizza, diventa persona nelle relazioni con gli altri.
Questo metodo si può applicare anche alle relazioni tra istituzioni, comunità o nazioni.

E' necessario, quindi, che le istituzioni costruiscano relazioni o reti di carità.
Occorre che nella società occidentale si innervi l'idea che la vita sociale non è fatta solo di diritti (che oggi vorrebbero essere la traduzione dei desideri) e doveri (che si cerca di dimenticare), ma principalmente da relazioni di gratuità.
Serve una società che realizzi il bene comune attraverso una corretta applicazione dei princìpi di solidarietà e sussidiarietà.

Ma tutto questo è solo un aspetto della soluzione del dramma occidentale. Solidarietà e sussidiarietà vanno ancorate al criterio della verità.
Per Benedetto XVI la carità senza verità si riduce a semplice emozione, non fa cambiare comportamento.

Per ottenere un cambiamento generalizzato serve anche la fiducia: bisogna che le persone si fidino uno dell'altro.
Oggi questo elemento manca, anche a causa dell'eclissarsi di carità e verità: nessuno si fida di nessuno, le banche sono un drammatico esempio.
La fiducia è una risorsa scarsa e chi riuscirà ad attivarla otterrà vantaggi enormi: riduzione di costi, serenità, prodotti sicuri e molto altro.
La sfida sulla fiducia è la carta vincente, anche perché la fiducia non si impara sui libri, non si impone con codici o procedure affisse negli uffici, è un comportamento individuale che pongono in essere gli umani che si pensano persone e non anonimi atomi sociali.
Scritto da Carlo Baratta
http://www.europaoggi.it/content/view/2474/1/






   

                  

sabato 10 settembre 2011

TRADIZIONE E SOCIETA': Uguaglianza a prescindere: quando la scuola favori...

TRADIZIONE E SOCIETA': Uguaglianza a prescindere: quando la scuola favori...: L'ignorantitudine è la tendenza a considerare tutto sullo stesso piano a non discriminare o a non ragionare in modo gerarchico o per prior...

Uguaglianza a prescindere: quando la scuola favorisce l'ignorantitudine

L'ignorantitudine è la tendenza a considerare tutto sullo stesso piano a non discriminare o a non ragionare in modo gerarchico o per priorità. Tutto il mondo sensibile è composto, non è semplice, è fatto da differenze. Sono le differenze che danno senso alle cose: la frutta è diversa dalla verdura, una mela è diversa da un melone, la natura ha fatto sì che anche le mele siano diverse tra di loro ad esempio la mela golden è diversa dalla ranetta. Anche i manufatti prodotti dall’uomo procedono per differenze e di conseguenza è una caratteristica universale.

Per spiegarmi meglio un chiodo è diverso da una vite ed entrambi sono diversi da un bullone. Peccato che questa evidenza sia considerata falsa quando si parla delle persone, a quest’ultime si cerca di applicare come un dogma il concetto di uguaglianza per qualsiasi attività o relazione sociale che si presenta. Il pensiero relativista e nichilista, dominante in Europa, continua a confondere natura con forma o funzione; chiodo vite e bullone possono essere fatti con lo stesso materiale, ma hanno forme diverse e servono per scopi e usi diversi, stanno al mondo diversamente, hanno esistenze proprie. Analogo ragionamento si può fare per la frutta, verdura e tutto i mondo sensibile, ma viene considerato assurdo quando si parla di persone che hanno sì la stessa natura, fanno parte dell’umanità, ma hanno scopi, talenti diversi.

La democrazia politica che permea tutta la vita sociale ha portato il concetto di eguaglianza in un vicolo cieco, le priorità sono sempre relative i problemi dei cittadini sono considerati simili: di conseguenza tutte le politiche hanno come base comune la quantità l’unica che facilita la distribuzione a tutti. Le contemporanee tendenze, in campo educativo, di voler appiattire tutto, di portare tutti a ragionare per obiettivi standard o quella tanto propagandata di sviluppare conoscenze di base, si basano proprio sulla quantità. L’unione Europea ha dato indicazioni precise per l’obbligo scolastico che si sono trasformate in leggi nazionali. La pedagogia relativista nichilista, presuppone un allievo virtuale con intelligenza standard, mentre in realtà le persone, gli studenti, le studentesse hanno un cervello proprio e uno stile proprio di apprendimento.

Uno studente con uno stile di apprendimento induttivo è diverso da quello che ha uno stile deduttivo ed entrambi sono diversi da uno studente abituato a copiare e ripetere, proprio perché in possesso di talenti individuali diversi. Gli obiettivi standard nascondono un altro inganno perché considerano tutte le materie allo stesso modo, per alcune di loro sono importanti i concetti, per altre l’argomentazione e per altre ancora la pratica: matematica non si impara leggendo e storia non si impara solo guardando film. L’unica materia che viene considerata a se, ma è discriminata, è la religione, quest’ultima è stata rivalutata moltissimo addirittura da Tony Blair. Forse i recenti casi dei giovani inglesi sono dovuti anche dalla mancanza di una formazione etica-valoriale nelle scuole. I giovani italiani di oggi sono culturalmente poveri, nonostante la tanto esaltata scuola dell’obbligo che propina una quantità notevole di materie puntando più sulla durata dell’obbligo che sui contenuti dello stesso.

La scuola repubblicana non ha mai sviluppato cultura non ha mai favorito l’alfabetizzazione delle masse. L’italiano, la storia, la geografia, le scienze negli Anni '50 o '70 sono diventate patrimonio dei cittadini italiani grazie ai programmi televisivi non alla scuola. Oggi che la televisione è diventata un soprammobile, si accende, si fa zapping, si sente, ma non si ascolta, non è più considerata una fonte autorevole e si vedono i risultati: neo avvocati incapaci di scrivere correttamente in italiano, diplomati incapaci di leggere un testo scritto, in compenso il sistema scolastico relativista nichilista egualitaria non nega la laurea ad honorem a nessuno come a Valentino Rossi e Vasco Rossi.

La recente riforma scolastica ha tentato di modificare questa tendenza, ma probabilmente sarà destinata all’insuccesso, perché la riforma deve essere attuata dai docenti, tutti formati con la cultura relativistica del ‘68, secondo la quale è l’omologazione che va premiata non il talento, anzi gli allievi talentuosi sono sovente bocciati perché si annoiano. La maggior parte dei docenti considera la scuola come fonte irrinunciabile e unica per il loro sostentamento e non come risorsa per sviluppare le potenzialità dei giovani e futuri cittadini; sempre pronti ad aumentare ore e cattedre per garantirsi il posto e mai puntare alla qualità dell’insegnamento.

Però l’orizzonte è luminoso; l’inevitabile diffusione del web 2.0 svilupperà la cultura della formazione individualizzata e quella delle differenze, delle diverse e molteplici comunità di interessi, insomma della formazione permanente come sviluppo dei propri talenti.

(*) Da La Circolare Spigolosa n. 186 di settembre 2011.

venerdì 29 aprile 2011

TRADIZIONE E SOCIETA': La dignità della persona non va confusa con l'indi...

TRADIZIONE E SOCIETA': La dignità della persona non va confusa con l'indi...: "La morte non è un diritto ma un limite all'esistenza umana Torino, 29 aprile 2011. - Il pensiero liquido e nichilista contemporaneo, imper..."

La dignità della persona non va confusa con l'individualismo

La morte non è un diritto ma un limite all'esistenza umana

Torino, 29 aprile 2011. - Il pensiero liquido e nichilista contemporaneo, imperante anche nella categoria degli intellettuali laici e progressisti, sta producendo falsità, che purtroppo innervano la società e generano angoscia.
’ultimo esempio è la descrizione del problema dell’alleanza terapeutica fatta in articoli e trasmissioni televisive.
Le auto-proclamate coscienze critiche della Nazione, che pensano di “leggere” i bisogni degli italiani, confondono o peggio ignorano la differenza tra omicidio e suicidio, tra diritto e limite.
Un conto è morire come un samurai, scegliendo volontariamente e attuando questa volontà da soli, altro è pretendere che Caio attui il desiderio di morire espresso da Tizio tempo prima.
L’atto del suicidio è un progetto di breve durata, l’altro un desiderio, che come tale potrebbe cambiare nel corso della vita. Chi pensa, dice e scrive che suicidio e fine vita sono sinonimi ignora o finge di non sapere, che il tempo è una importante variabile giuridica.
Una ulteriore menzogna, sulla similitudine di queste due pratiche, è la dimensione sociale dell’atto. Il suicido è un fatto, assolutamente privato che può restare del tutto sconosciuto alla cronaca. Solo suicidi di personaggi “famosi” diventano notizie.
L’altro è un fatto collettivo : infatti la sua realizzazione richiede una serie di azioni volontarie di altre persone.
Mi chiedo: se una persona esprime il desiderio di morire,e quindi non riconosce a Dio questa facoltà, perché non lo realizza quanto è ancora in grado di intendere e volere, perché deve coinvolgere altri? Perché deve andare dai giudici e fare di un problema individuale un problema politico?
Ma un’altra falsità, anch'essa divulgata a mani base da questi demoni, è più sottile e pericolosa, quella sul concetto di vita.
Dal punto di vista biologico la vita si ottiene, per tutti i mammiferi, dall’unione di un maschio con una femmina, quindi non è un proposito o una volontà di chi nasce.
Chi decide che io sia nato, non sono io: la dottrina cristiana parla di vita come dono.
Perciò è assolutamente falso che la vita è mia e faccio cosa voglio. Quando si nasce si hanno dei diritti per crescere bene per formarsi per avere pari opportunità ecc., ma la vita non ci appartiene. Pensare che la vita sia mia significa affermare che la morte sia un diritto e non un limite dell’esistenza umana, un errore di programmazione non un fatto assolutamente naturale.
La cultura del suicidio, cioè di chi parla di questa pratica, ma poi non è detto che la segua è semplicemente la liquefazione del complesso di Edipo che esiste solo nella teoria della società conflittuale, è cioè una personalizzazione della lotta di classe di marxiana memoria. Non potendo più uccidere il padre, perché oggi è socialmente inesistente. uccido me stesso.
L’occidente e l’Italia, in particolare, hanno una cultura che non è quella del Giappone, per noi il Presidente della Repubblica non è una divinità, mentre lo è per i Samurai l’imperatore.
Come ci ricorda Fabrice Hadjadjquando mi avvertiranno che alla fine del mondo non manca che un solo anno, non rinuncerò ad amare mia moglie,…. Perché so che questa vita non serve per avere un futuro ma perché ciascuno abbia la vita eterna”. Questo è il vero senso della vita.




Carlo Baratta
pubblicato su trentino libero. quotidiano on line

mercoledì 27 aprile 2011

TRADIZIONE E SOCIETA': Il Novecento: dalla società dei lumi al cazzeggio ...

TRADIZIONE E SOCIETA': Il Novecento: dalla società dei lumi al cazzeggio ...: "L'uomo moderno non ama, si rifugia nell'amore; non spera, si rifugia nella speranza; non crede, si rifugia in un dogma Torino, 23 aprile 201..."

Il Novecento: dalla società dei lumi al cazzeggio nichilista

L'uomo moderno non ama, si rifugia nell'amore; non spera, si rifugia nella speranza; non crede, si rifugia in un dogma

Torino, 23 aprile 2011. - Il XX secolo ha prodotto le condizioni per l’annichilimento dell'umanesimo e per la riduzione della persona a oggetto sociale. L'Europa ha perso il ruolo di guida spirituale e politico che la contraddistinse, grazie alla filosofia Greca, all' Impero Romano, alla presenza della Santa Sede.
Il concetto di secolarizzazione è quello che spiega gli ultimi secoli della nostra storia, è il moderno criterio di giudizio di tutto. Secondo questo criterio tutto deve essere già previsto, tutto deve essere “norma”. L’imprevisto è considerato sintomo di un fare reazionario, che il diritto moderno non prevede, perché la realtà che l’uomo vuole vedere non può prevederlo. Invece la realtà in se non esclude un imprevisto, un fatto che non si può prevedere. Questo errore è apparso sovente nel novecento.
Questo secolo ha però riscoperto l'imprevedibile e ha permesso di verificare che il progresso scientifico può produrre anche Auschwitz e Hiroshima, Cernobyl e Fukuahima. Di conseguenza la finitezza della specie umana non è solo individuale ma collettiva.
Il novecento è stato l'apoteosi e poi la morte delle ideologie, del progresso perchè, invece di dare vita a una società più giusta, ha prodotto i totalitarismi.
A questo si aggiunga la nevrotica tendenza a contrastare il cattolicesimo con l’ipotesi darwinista che riduce l'umanità ad un prodotto dovuto al caso e alla competizione tra le specie e dentro la specie. Con questo brodo culturale è difficile progettare il futuro individuale o collettivo.
I grandi maitre a penser della modernità hanno copiato malamente dai concetti del cristianesimo. Si pensi all’idea della dignità della persona tradotta nell’ l'individualismo, o a quella sul libero arbitrio servita per costruire il liberalismo, oppure l'esigenza della giustizia sociale, interpretata malamente, che ha prodotto il socialismo.
La società occidentale può ritornare agli antichi livelli di civiltà, solo riappropriandosi della sua tradizione, che è quella ebraica e cristiana.
Le speranze mondane sono morte. la speranza teologale non può morire. Anzi come afferma il regnante Pontefice nell’enciclica Spe Salvi la speranza è una cosa tangibile.
Razionalità e speranza devono tornare a parlarsi. Il pericolo che corriamo non sta nella mancanza completa di uno o dell’altra, ma nel loro divorzio: se razionalità e speranza vanno per conto loro, gli effetti sono devastanti. Il Novecento l’ha dimostrato, promuovendo da una parte un’intelligenza puramente funzionale, da burocrati, e dall’altra parte sentimenti liquidi temporanei, d'indifferenza al singolo,
L’inatteso è, invece, la nostra legge, l’imprevedibile è qualcosa che non possiamo programmare: noi cerchiamo di dominare le cose, ma succede qualcosa che ci richiama alla realtà. Le cose avvengono, anche se non sono in programma, l’avvenimento, come insegna Alain Finkielkrauiìt, deve diventare il «metodo supremo di conoscenza”.
Carlo Baratta*

http://www.trentinolibero.org/index.php?op=new&id=4255


mercoledì 13 aprile 2011

.Societa' multietnica o multiculturale

orino, 13 aprile 2011. - Gli sbarchi di extracomunitari a Pantelleria ripropongono, il problema dell'immigrazione e dell'integrazione degli immigrati nella nostra società. Problema reso più complesso per la diffusa prevalenza, tra gli organi d’informazione, della cultura relativista e nichilista.
Cultura che considera l’occidente responsabile e colpevole di tutto ciò che accade nel resto del mondo. I problemi veri sono altri. Bisogna recuperare una dimensione semantica dell'immigrazione e non confondere etnia con valori, assimilazione con integrazione.
Una società multietnica non necessariamente deve essere multi culturale. Una società multietnica è formata da persone che, pur provenienti da paesi diversi con usi e costumi differenti ed anche con lingue diverse, sono accomunate dalla stessa base culturale, dagli stessi valori, dalla stessa religione. Una società multiculturale è formata da persone che, anche se parlano la stessa lingua, non hanno nessuna base culturale in comune.
Se la base culturale comune è il perno fondamentale su cui realizzare una società equilibrata allora perche' continuare a occuparsi di immigrati islamici quando potremo aprire le frontiere ai sudamericani che hanno i nostri valori e tradizioni.
Integrazione assimilazione.
L'assimilazione è un processo sociale attraverso il quale il nuovo arrivato interiorizza i modelli di comportamento e gli orientamenti valoriali della società in cui si trova.
L'integrazione si riferisce alla sfera socio-economica ed implica l'adozione di modelli di comportamento per il raggiungimento di stili di vita che riducono i rischi di emarginazione e di conflitto mantenendo in modo rigido, però, la cultura d’origine.
Dunque l'assimilazione comporta l' abbandono della cultura d'origine - come prescritto dal modello americano del melting pot, l'integrazione accetta ed eventualmente valorizza il pluralismo culturale.
I tempi e gli esiti di questi processi.
Gli islamici, vogliono imporre le loro di regole. L'islam non concepisce la differenza tra sfera spirituale e sfera temporale. La dottrina cattolica sì.

Ad esempio nel catechismo questo argomento è trattato negli articoli

n.1935
:
L'uguaglianza tra gli uomini poggia essenzialmente sulla loro dignità personale e sui diritti che ne derivano: «Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona [...] in ragione del sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o della religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio »

n.2241:
Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine. I pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l'ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono.
Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l'esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L'immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri.




Carlo Baratta*
http://www.trentinolibero.org/index.php?op=new&id=4231

giovedì 31 marzo 2011

La società trasumana:una teoria nata da un’indigestione

“L’uomo si distrugge con la scienza senza umanità” Gandhi

Torino, 31 marzo 2011. - Il recente dramma delle centrali nucleari in Giappone, porta a ripensare al rapporto tra scienza e progresso.

La società trasumana:una teoria bata da un’indigestioneCome à nata l’idea di progresso?

Il processo rivoluzionario, iniziato con la cd rivoluzione francese, ha posto la politica al centro di qualsiasi azione sociale.
La politica che doveva creare l’uomo nuovo mediante la prassi civile, ha, invece, prodotto solo guerre e totalitarismi.
Anche la scienza doveva essere politica e quindi si è reputata tale solo quella che favoriva l’uomo nuovo.
Questa scienza rivoluzionaria è quella che promette benessere, salute ed una quasi-immortalità.
Oggi queste due tendenze si chiamano, relativismo morale e lo scientismo tecnologico.

Transumanesimo

La società transumana, cioè soggettiva, relativista e scientista è la sintesi di queste tendenze.
Gli adepti di tale concezione, così descrivono, nel loro manifesto il futuro:
L’idea cardine del transumanesimo può essere riassunta in una formula: è possibile ed auspicabile passare da una fase di evoluzione cieca ad una fase di evoluzione autodiretta consapevole. Siamo pronti a fare ciò che oggi la scienza rende possibile: prendere in mano il nostro destino di specie”, questa è la concezione atea. che mira ad una mutazione antropologica attraverso un uso folle della scienza.
Gli autoproclamati evoluti così proseguono
” La priorità assoluta è una battaglia antiproibizionista per ottenere la libertà di ricerca scientifica, nonché la libertà di evolvere, di mutare, di trasformare il proprio fenotipo e il proprio genotipo...... È necessario pianificare l'impulso alla ricerca scientifica in modo che, pur nella sua autonomia, punti a migliorare le condizioni di salute e longevità.
La vita, come ha denunciato Aldous Huxley in un suo libro, non può essere un prodotto deciso dalla scienza; la varietà, la variabilità sono ricchezze che ci ha donato la natura. La vita è un valore in sé, non può dipendere da opinioni, a da progetto di altri. Lo scientismo tecnologico riduce il progresso con la scienza. Progresso per l’umanità è qualsiasi miglioramento della condizione della vita umana, dovuto all’arte, alla musica, o ad altre attività sociali.
Questa idea di uomo e società è anche figlia di una visione Nichilista, che ha come criterio di giudizio solo la libertà individuale. Tutto ciò che si può fare è anche giusto farlo.
A me pare che l’errore concettuale di questo modo di pensare risiede nel confondere quantità con qualità. Queste caratteristiche sono in relazione non autonome, non crescono entrambe indefinitamente; se una mela è dolce non può essere pure amara o acerba, se una cosa è una mela non può essere due mele o una mela e una pera. A volte la realtà è più razionale di tanti ragionamenti “evoluti”.
Lo scientismo tecnologico e il relativismo ipotizzano che ogni problema umano possa essere risolto trovando soluzioni tecnologiche temporanee, l’uomo al contrario è on essere complesso che necessità di senso per agire.


Carlo Baratta
http://www.trentinolibero.org/index.php?op=news&arg=4

domenica 13 marzo 2011

ppello di Alleanza Cattolica - Unità sì, Risorgimento no

17 marzo 2011: Un manifesto-appello per l’identità nazionale

L’Italia non nasce con l’Unità politica realizzata nel 1861.
Fu invece l’eredità preziosa della civiltà romana e di quella medioevale, animata dalla fede cristiana, a spingere gli italiani a modellare il paesaggio, a costruire cattedrali, a fondare università, a raggiungere i vertici nelle diverse arti e a servire la Cristianità con politici, diplomatici, militari e uomini di cultura. Formando così quella nazione che annovera nei secoli Dante Alighieri, santa Caterina da Siena, san Francesco d’Assisi, Cristoforo Colombo e i molti altri che nelle arti, nella fede, nella cultura l’hanno popolata e resa grande.
Non si pone in questione l’Unità riflettendo sulle molte ferite ancora oggi aperte, nate in conseguenza delle scelte di quanti, in nome dell’ideologia risorgimentale, vollero:
  • sostituire l’ethos tradizionale italiano e cattolico, così evidente nella misconosciuta epopea delle insorgenze antigiacobine e antinapoleoniche, con un laicismo del piccolo o grande patriottismo e dei buoni sentimenti, senza peraltro riuscire a trovare un qualche significativo consenso popolare;
  • costruire uno Stato centralista, sconvolgendo l’«Italia dei campanili» caratterizzata da una grande varietà di forme politiche e da significative forme di autonomia;
  • «rifare gli italiani», disperdendo una parte rilevante delle inestimabili ricchezze spirituali e culturali della nazione e colpendo con particolare violenza il Mezzogiorno, che tanto aveva dato alla storia e alla cultura cattolica italiana ed europea.
In occasione del 150° anniversario della nascita dello Stato italiano, Alleanza Cattolica per perorare anzitutto la causa della verità di fatto e, quindi, per contribuire a sanare tali ferite chiede alle istituzioni nazionali e locali, alle forze politiche, agli intellettuali e agli educatori:
  • di promuovere la riscoperta e la difesa delle radici storiche italiane e dell’identità nazionale nel rispetto delle autonomie locali garantito da un vero federalismo, applicazione conseguente del principio di sussidiarietà;
  • di favorire il raggiungimento di una effettiva «memoria condivisa», per esempio riconoscendo esemplarità ai cattolici che subirono la Rivoluzione italiana, come il beato Pontefice Pio IX, e ai cosiddetti «vinti del Risorgimento», e dignità di «luoghi di memoria» dove si consumarono eccidi e violenze che non sarebbe giusto dimenticare.
Il tutto all’insegna di uno slogan, privo certamente di indispensabili sfumature ma felicemente indicativo di un percorso da intraprendere:  « Unità sì, Risorgimento no ».

venerdì 11 marzo 2011

TRADIZIONE E SOCIETA': LE CENERI

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LE CENERI

  
Nel pomeriggio di Mercoledì 9 marzo, Benedetto XVI e ha imposto le Ceneri. Nell’omelia il Papa è tornato sui tre pilastri della Quaresima: elemosina, preghiera e digiuno, che sono l «tracciato della pedagogia divina».
La Quaresima deve servire per «convertire il nostro cuore verso gli orizzonti della Grazia», trasformando l’apparente tristezza delle rinunce in gioia. La Quaresima è l’itinerario verso la Pasqua del Signore».
Conclude il Santo Padre «un itinerario spirituale che riguarda in profondità gli atteggiamenti della coscienza e suppone un sincero proposito di ravvedimento».

giovedì 24 febbraio 2011

TRADIZIONE E SOCIETA': DE MAISTRE

TRADIZIONE E SOCIETA': DE MAISTRE: "Segnalo questo interessante articolo di Massimo Intovigne La Restaurazione secondo De Maistre Massimo Introvigne (Avvenire, 24.2.2011)..."

DE MAISTRE

Segnalo questo interessante articolo di  Massimo Intovigne
La Restaurazione secondo De Maistre
Massimo Introvigne (Avvenire, 24.2.2011)


L’importante volume di Marc Froidefont, Théologie de Joseph de Maistre, pubblicato nei prestigiosi Classiques Garnier (Parigi 2010), s’inserisce in un ritorno d’interesse per questo autore che ha ormai una dimensione internazionale. Diplomatico al servizio della monarchia sabauda e padre della scuola cattolica detta contro-rivoluzionaria, Joseph de Maistre (1753-1821) è stato studiato soprattutto dalla scienza politica.
Quanto ai cultori del suo pensiero religioso, si sono spesso interrogati sulla pluriennale appartenenza di questo cattolico fervente alla massoneria. Maistre condivide le condanne pontificie, ma le ritiene riferite alle massonerie che complottano contro il trono e l’altare, non alle logge cui appartiene, che semmai operano, sostiene, a favore della Chiesa e della monarchia. Alla massoneria illuminista Maistre pensa di opporre una massoneria “bianca” spiritualista, un tentativo che considera fallito dopo la Rivoluzione francese, abbandonando le logge. Oggi possiamo dire che queste idee di Maistre sulla massoneria erano sbagliate: il metodo massonico è intrinsecamente incompatibile con la fede cattolica. Ma lo possiamo dire sulla base di un Magistero più recente, che ha approfondito il metodo massonico, mentre Maistre aveva a sua disposizione solo sentenze di condanna chiare nel loro dispositivo, ma scarne nelle motivazioni.
Il libro di Froidefont smonta però un mito relativo al pensiero religioso di Maistre, di cui si afferma spesso che è debitore di alcune idee all’ambiente massonico e in particolare al mistico eterodosso Louis-Claude de Saint-Martin (1743-1803). Froidefont spiega che molti testi su Maistre vanno rivisti alla luce delle note di lettura del pensatore sabaudo e degli altri inediti, oggi in parte raccolti presso gli Archivi Dipartimentali della Savoia. Quste fonti dimostrano che molto di quanto è attribuito di solito all’influenza di Saint-Martin deriva da testi patristici e in particolare da Origene (185-254), che Maistre conosce piuttosto bene. Parecchie idee che oggi appaiono inusuali, inoltre, emergono come diffuse in un pensiero teologico oggi dimenticato, quello ortodosso e fedele a Roma del Settecento francese, normalmente conosciuto solo per i suoi autori giansenisti.
Per Froidefont la teologia della storia maistriana riposa su tre momenti. Il primo è quello della creazione dove Maistre, a torto accusato di pessimismo radicale e tra i pochi della sua epoca a leggere direttamente San Tommaso (1225-1274), in polemica con protestanti e giansenisti esalta la natura dell’uomo creato a immagine di Dio e dotato di ragione. Il secondo è quello della caduta, anzi delle tre cadute perché al peccato originale Maistre affianca il Diluvio Universale e la torre di Babele come momenti dove gli uomini, preda dell’orgoglio, perdono parti importanti dei doni e delle ricchezze divine che hanno fino ad allora conservato. Questo cammino di decadenza continua fino ai giorni nostri e diventa la Rivoluzione, un processo plurisecolare di negazione storica di Dio che non si riduce alla Rivoluzione francese. Ma nel frattempo la Redenzione ha offerto la possibilità di vivere in pienezza il terzo momento, il ritorno a Dio.
A un giudizio positivo sullo spirito che animava il Medioevo si accompagna una critica della sua decadenza, dell’assolutismo e dell’illuminismo. Tuttavia la Rivoluzione, che è anche un castigo di Dio, offre copiosamente la possibilità del pentimento e dell’espiazione, che Maistre legge secondo la “reversibilità” per cui le sofferenze dei giusti vanno misteriosamente a vantaggio dell’umanità intera: anch’essa una teoria, precisa Froidefont, che il pensatore sabaudo trae non dall’esoterismo, ma dalla teologia del suo tempo. Più la Rivoluzione è satanica, più la Contro-Rivoluzione ha l’occasione di essere “angelica e divina”.
Maistre attende dopo la fine del processo rivoluzionario (che non identifica con la restaurazione post-napoleonica, per lui appena una pallida ombra della vera Contro-Rivoluzione) un “grande avvenimento religioso”, un “intervento divino che favorisca il successo della religione cattolica”, concepito non in modo millenarista ma come aiuto speciale per il ritorno degli ortodossi e di molti protestanti a Roma. È il Papa, infatti, il centro delle meditazioni di Maistre, il cui trattato Du Pape del 1819 eserciterà un’importante influenza sul Concilio Ecumenico Vaticano I e sulla definizione dell’infallibilità.
La Contro-Rivoluzione non consiste però per Maistre solo nel seguire il Papa nei suoi insegnamenti più solenni, ma nel prenderlo come guida anche per i principi della vita sociale e politica e per il bene supremo delle nazioni. Sono affermazioni in qualche modo profetiche, perché scritte in un’epoca in cui un Magistero pontificio che sistematicamente insegni anche una dottrina sociale ancora non si è manifestato. Ma è in questa “resurrezione del trono pontificio” che Maistre vede, ultimamente, la speranza dell’Europa.

sabato 29 gennaio 2011

L’Uomo moderno smarrito


La vita di coppia non più vincoli di diritti e doveri, ma come lo strappa e vinci. Il tarlo relativista si evidenzia negli ultimi dati ISTAT, relativi alle famiglie italiane, freddamente indicano che è cresciuta sia l’età al primo matrimonio delle donne (30) che degli uomini (32), 4 anni in più dell’età media dei loro genitori. In crescita pure la quota di coloro che fallita un’esperienza matrimoniale ne fanno altre:12,2% (rispetto all’8,3% del 1995), mentre quella dei matrimoni religiosi è in diminuzione (67,6%, era l’80% nel 1995). Cresce la quota di coppie che non scelgono la comunione dei beni (56%) al momento del matrimonio (rispetto al 40,9% del 1995 Oggi anche in Italia, ci sono molte coppie sposate che si separano. Le separazioni legali nel 2004, ultimi dati Istat, sono state 83.179 (erano 52.3232 nel 1995), i divorzi 45.097 (27.038 nel 1995). L’età alla separazione per gli uomini è 43 anni, per le donne è 40 anni; l’età al divorzio è 45 anni per gli uomini e 41 per le donne. Il tasso di separazione è pari a 283 separazioni ogni 100.000 coniugati il numero medio di figli per donna, come rileva l’ISTAT, è 1,3 e da 20 anni l’Italia presenta valori non superiori a 1,4, ma il numero di figli desiderato è molto più alto: 2,1 . Le famiglie di uno o due componenti sono il 53,3% del totale (22.907.000) solo il 6,5% ne ha 5 o più. Crescono le persone sole (in dieci anni passano da 4 milioni 200 mila a 5 milioni 900 mila) e le coppie senza figli (da 4,5 milioni nel 1995-1996 a 5,1 milioni nel 2005-2006). Società debole con legami fluidi. Una società in definitiva, indifferente a fini ed obiettivi di lungo periodo, un magma confuso di emozioni e pulsioni individuali, una “poltiglia di massa”. Un’Italia disillusa, litigiosa, aggressiva, nessuna voglia o capacità di costruire un tessuto sociale positivo, con forme di aggregazione deboli e frammentate. Anche l’ultimo rapporto Censis sulle opinioni e lo stile di vita attuale, segnala le preoccupazioni per il futuro dei nostri connazionali. La vulgata laico-illuminista, scientificamente orientata ha prodotto vuoto esistenziale e coriandoli umani. Dopo anni di egualitarismo urlato, praticato, imposto il Censis ci dice che l’Italia è troppo “appiattita e priva del desiderio necessario per ripartire”. Una società segnata dal vuoto; Sempre il tarlo relativista è la causa di questo vuoto: mancano sia il desiderio che lo spirito attivo, necessari per credere nel futuro. Per potersi liberare del nichilismo sociale, afferma sempre il Censis, bisognerebbe tornare a guardare il futuro in modo più sereno e volitivo. Ma omette di dire che il futuro è, e non può essere altro, che passato , tradizione adattata alle contingenze del momento. Chi non ha passato non ha futuro chi vive solo il presente muore non progetta il futuro. Il lavoro a prescindere. Come ricordano P.Berger e T.Luckmann è l’assenza di un’identità collettiva, di valori di riferimento inderogabili, l’effetto del relativismo etico che ha prodotto lo smarrimento contemporaneo, che ha portato ad uno Stato smarrito, Stato è il participio del verbo essere, cioè la materializzazione dell’essere; in una società prona al divenire, che quindi nega l’essere, porta al non senso il concetto di Stato. Infatti, non esiste più lo Stato, ma una sommatoria di clientele nullafacenti, che si autoalimentano e si sfidano per salvaguardare le loro rendite. Anche il famigerato efficiente e super partes sistema creditizio non scherza e contribuisce ad uccidere il futuro; si pensi agli ultimi accordi sindacali nel settore bancario, dove alla faccia del merito e del talento si è deciso che gli occupati in procinto di andare in pensione lasciano il loro posto, con incentivi ad hoc, ai propri figli o figlie. Mancano le elites. Il tarlo egualitarista ha ridotto la scuola a momento di vita obbligato, che produce giovani smotivati senza il senso dell’autorità: i docenti vengono ridicolizzati su youtubem, le scuole saccheggiate dagli studenti, coperti da sedicenti genitori o adulti di riferimento, come insegna Zapatero. Nelle Univeristà conta di più il consiglio di facoltà, quindi i bidelli e i sindacalisti della ricerca, anzi le lauree triennali che dovevano ridurre il numero dei fuori corso sono diventate una fabbrica di produzione di fuori corso. Riscoprire il senso dell’autorità. Non bisogna aver paura di parlare di autorità, come capacità di definire un sistema di riferimento, perché non tutto è lecito e non tutto è buono. Più senso di identità, svenduto e svilito in nome del relativismo, ancora più pericoloso in Paese, che non è mai stato una nazione e con differenze sociali ed economiche ancora troppo ampie tra nord a sud

Carlo Baratta

Circolare n. 181 Anno 7 del 28 Gennaio 2011


domenica 16 gennaio 2011

4 gennaio Il Pontefice incontra gli amministratori locali del Lazio.Il regnante pontefice Benedetto XVI ha recentemente suggerito una serie di obiettivi per la classe politica italiana; tre principi non negoziabili: famiglia, vita, libertà di educazione. Alla cultura dominante ha ricordato che "cellula originaria della società è la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna”. La famiglia è l'ambiente sociale dove i figli apprendono i valori umani e cristiani, che sonoa solidarietà fra le generazioni, il rispetto delle regole, il perdono e l’accoglienza dell’altro. Sbagliano le classi politiche che confondono usanze pagane con innovazioni moderne o che si applicano per "l’approvare forme di unione che snaturano l’essenza e il fine della famiglia, finisce per penalizzare quanti, non senza fatica, si impegnano a vivere legami affettivi stabili, giuridicamente garantiti e pubblicamente riconosciuti". Il regnante pontefice insegna a diffidare dei falsi innovatori che , invece sono tifosi di culture precristiane afferma “"la Chiesa guarda con favore a tutte quelle iniziative che mirano ad educare i giovani a vivere l’amore nella logica del dono di sé, con una visione alta e oblativa della sessualità”. Insomma è ora di caire che la maternità è cosa diversa da una patologi , ma ala contrario è un fatto assolutamente naturale.Il regnante pontefice Benedetto XVI ha recentemente suggerito una serie di obiettivi per la classe politica italiana; tre principi non negoziabili: famiglia, vita, libertà di educazione. Alla cultura dominante ha ricordato che "cellula originaria della società è la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna”. La famiglia è l'ambiente sociale dove i figli apprendono i valori umani e cristiani, che sonoa solidarietà fra le generazioni, il rispetto delle regole, il perdono e l’accoglienza dell’altro. Sbagliano le classi politiche che confondono usanze pagane con innovazioni moderne o che si applicano per "l’approvare forme di unione che snaturano l’essenza e il fine della famiglia, finisce per penalizzare quanti, non senza fatica, si impegnano a vivere legami affettivi stabili, giuridicamente garantiti e pubblicamente riconosciuti". Il regnante pontefice insegna a diffidare dei falsi innovatori che , invece sono tifosi di culture precristiane afferma “"la Chiesa guarda con favore a tutte quelle iniziative che mirano ad educare i giovani a vivere l’amore nella logica del dono di sé, con una visione alta e oblativa della sessualità”. Insomma è ora di caire che la maternità è cosa diversa da una patologi , ma ala contrario è un fatto assolutamente naturale.