L'ignorantitudine
è la tendenza a considerare tutto sullo stesso piano a non discriminare
o a non ragionare in modo gerarchico o per priorità. Tutto il mondo
sensibile è composto, non è semplice, è fatto da differenze. Sono le
differenze che danno senso alle cose: la frutta è diversa dalla verdura,
una mela è diversa da un melone, la natura ha fatto sì che anche le
mele siano diverse tra di loro ad esempio la mela golden è diversa dalla
ranetta. Anche i manufatti prodotti dall’uomo procedono per differenze e
di conseguenza è una caratteristica universale.
Per spiegarmi meglio un chiodo è diverso da una vite ed entrambi sono
diversi da un bullone. Peccato che questa evidenza sia considerata falsa
quando si parla delle persone, a quest’ultime si cerca di applicare
come un dogma il concetto di uguaglianza per qualsiasi attività o
relazione sociale che si presenta. Il pensiero relativista e nichilista,
dominante in Europa, continua a confondere natura con forma o funzione;
chiodo vite e bullone possono essere fatti con lo stesso materiale, ma
hanno forme diverse e servono per scopi e usi diversi, stanno al mondo
diversamente, hanno esistenze proprie. Analogo ragionamento si può fare
per la frutta, verdura e tutto i mondo sensibile, ma viene considerato
assurdo quando si parla di persone che hanno sì la stessa natura, fanno
parte dell’umanità, ma hanno scopi, talenti diversi.
La democrazia politica che permea tutta la vita sociale ha portato il
concetto di eguaglianza in un vicolo cieco, le priorità sono sempre
relative i problemi dei cittadini sono considerati simili: di
conseguenza tutte le politiche hanno come base comune la quantità
l’unica che facilita la distribuzione a tutti. Le contemporanee
tendenze, in campo educativo, di voler appiattire tutto, di portare
tutti a ragionare per obiettivi standard o quella tanto propagandata di
sviluppare conoscenze di base, si basano proprio sulla quantità.
L’unione Europea ha dato indicazioni precise per l’obbligo scolastico
che si sono trasformate in leggi nazionali. La pedagogia relativista
nichilista, presuppone un allievo virtuale con intelligenza standard,
mentre in realtà le persone, gli studenti, le studentesse hanno un
cervello proprio e uno stile proprio di apprendimento.
Uno studente con uno stile di apprendimento induttivo è diverso da
quello che ha uno stile deduttivo ed entrambi sono diversi da uno
studente abituato a copiare e ripetere, proprio perché in possesso di
talenti individuali diversi. Gli obiettivi standard nascondono un altro
inganno perché considerano tutte le materie allo stesso modo, per alcune
di loro sono importanti i concetti, per altre l’argomentazione e per
altre ancora la pratica: matematica non si impara leggendo e storia non
si impara solo guardando film. L’unica materia che viene considerata a
se, ma è discriminata, è la religione, quest’ultima è stata rivalutata
moltissimo addirittura da Tony Blair. Forse i recenti casi dei giovani
inglesi sono dovuti anche dalla mancanza di una formazione
etica-valoriale nelle scuole. I giovani italiani di oggi sono
culturalmente poveri, nonostante la tanto esaltata scuola dell’obbligo
che propina una quantità notevole di materie puntando più sulla durata
dell’obbligo che sui contenuti dello stesso.
La scuola repubblicana non ha mai sviluppato cultura non ha mai favorito
l’alfabetizzazione delle masse. L’italiano, la storia, la geografia, le
scienze negli Anni '50 o '70 sono diventate patrimonio dei cittadini
italiani grazie ai programmi televisivi non alla scuola. Oggi che la
televisione è diventata un soprammobile, si accende, si fa zapping, si
sente, ma non si ascolta, non è più considerata una fonte autorevole e
si vedono i risultati: neo avvocati incapaci di scrivere correttamente
in italiano, diplomati incapaci di leggere un testo scritto, in compenso
il sistema scolastico relativista nichilista egualitaria non nega la
laurea ad honorem a nessuno come a Valentino Rossi e Vasco Rossi.
La recente riforma scolastica ha tentato di modificare questa tendenza,
ma probabilmente sarà destinata all’insuccesso, perché la riforma deve
essere attuata dai docenti, tutti formati con la cultura relativistica
del ‘68, secondo la quale è l’omologazione che va premiata non il
talento, anzi gli allievi talentuosi sono sovente bocciati perché si
annoiano. La maggior parte dei docenti considera la scuola come fonte
irrinunciabile e unica per il loro sostentamento e non come risorsa per
sviluppare le potenzialità dei giovani e futuri cittadini; sempre pronti
ad aumentare ore e cattedre per garantirsi il posto e mai puntare alla
qualità dell’insegnamento.
Però l’orizzonte è luminoso; l’inevitabile diffusione del web 2.0
svilupperà la cultura della formazione individualizzata e quella delle
differenze, delle diverse e molteplici comunità di interessi, insomma
della formazione permanente come sviluppo dei propri talenti.
(*) Da La Circolare Spigolosa n. 186 di settembre 2011.
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