L’Italia non nasce con l’Unità politica realizzata nel 1861.
Fu invece l’eredità preziosa della civiltà romana e di quella medioevale, animata dalla fede cristiana, a spingere gli italiani a modellare il paesaggio, a costruire cattedrali, a fondare università, a raggiungere i vertici nelle diverse arti e a servire la Cristianità con politici, diplomatici, militari e uomini di cultura. Formando così quella nazione che annovera nei secoli Dante Alighieri, santa Caterina da Siena, san Francesco d’Assisi, Cristoforo Colombo e i molti altri che nelle arti, nella fede, nella cultura l’hanno popolata e resa grande.
Non si pone in questione l’Unità riflettendo sulle molte ferite ancora oggi aperte, nate in conseguenza delle scelte di quanti, in nome dell’ideologia risorgimentale, vollero:
- sostituire l’ethos tradizionale italiano e cattolico, così evidente nella misconosciuta epopea delle insorgenze antigiacobine e antinapoleoniche, con un laicismo del piccolo o grande patriottismo e dei buoni sentimenti, senza peraltro riuscire a trovare un qualche significativo consenso popolare;
- costruire uno Stato centralista, sconvolgendo l’«Italia dei campanili» caratterizzata da una grande varietà di forme politiche e da significative forme di autonomia;
- «rifare gli italiani», disperdendo una parte rilevante delle inestimabili ricchezze spirituali e culturali della nazione e colpendo con particolare violenza il Mezzogiorno, che tanto aveva dato alla storia e alla cultura cattolica italiana ed europea.
- di promuovere la riscoperta e la difesa delle radici storiche italiane e dell’identità nazionale nel rispetto delle autonomie locali garantito da un vero federalismo, applicazione conseguente del principio di sussidiarietà;
- di favorire il raggiungimento di una effettiva «memoria condivisa», per esempio riconoscendo esemplarità ai cattolici che subirono la Rivoluzione italiana, come il beato Pontefice Pio IX, e ai cosiddetti «vinti del Risorgimento», e dignità di «luoghi di memoria» dove si consumarono eccidi e violenze che non sarebbe giusto dimenticare.
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