venerdì 21 ottobre 2011

Senza figli e fiducia nel futuro non si esce dalla crisi



  1. L’analisi del prof. Gotti Tedeschi, la visione antropologica della "Caritas in Veritate"
Il pensiero nichilista relativista oggi maggioritario tra gli intellettuali supponenti, che controllano di fatto l'informazione italiana, continua a drogare i cervelli degli italiani con paginate di intercettazioni, talvolta private, e ignora del tutto l'unica, vera, oggettiva causa dei problemi economici dell'Occidente: il calo demografico.

L'economista e attuale presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, lo va dicendo da anni, ma l'organo della sedicente coscienza morale del Paese – il quotidiano la Repubblica - e la rete di informazione ad esso legata non ne fanno cenno.
Che cosa pensa Gotti Tedeschi della crisi attuale
Per il presidente dello IOR la forte riduzione delle nascite in Occidente, con il conseguente invecchiamento della popolazione, ha causato l'aumento dei costi fissi delle imprese e di quelli sociali (sanitari e della previdenza), favorendo così l'aumento della tasse dirette e indirette, l'aumento dei prezzi al consumo (basti pensare alla benzina), l'indebitamento delle famiglie.
Il calo demografico, quindi, è alla base della crisi economico-finanziaria che stiamo vivendo.

Come evidenzia l'analista di geopolitica Spengler, in un'intervista ripresa da Europa Oggi, “ad oggi, il 20% della popolazione dei paesi sviluppati ha più di sessanta anni, ma a metà del secolo circa il 40% della popolazione dei paesi sviluppati avrà più di sessanta anni”.

La crisi odierna della Grecia segue, purtroppo, questa tendenza, come segnala anche Wikipedia: “Dal 1981 è calato considerevolmente il numero di matrimoni, ed è invece aumentato quello dei divorzi. Il risultato di questi cambiamenti sociali è che oggi solo il 15% della popolazione è sotto i 14 anni di età, mentre il 68% è compreso nella fascia che va dai 15 ai 64 anni”. Ad aggravare la situazione vi sono i pensionati e i baby-pensionati, che superano un terzo della popolazione.

Il comportamento antinatalità si è imposto culturalmente, anche a causa di un superamento furbesco del concetto di castità: oggi, con la pillola del giorno dopo, si può non essere casti - qualità “da bigotti” e da aborrire -, ma pure non fare figli, mica male.
La cultura – diciamo - del “non casti non figli” si è imposta tra la maggioranza della popolazione occidentale anche grazie grazie alle false teorie - non dimostrate, ma solo enunciate - di Malthus; il quale, nel '700, aveva teorizzato che la crescita della popolazione avrebbe portato all'esaurimento delle risorse naturali.
Gli eredi del suo pensiero, negli anni dal 1968 al 1976, ipotizzarono che milioni di persone sarebbero morte per fame entro il 2000, perciò era da criminali fare figli.

Queste teorie si sono dimostrate sbagliate, tant'è che i Paesi considerati a rischio come India, Cina e oggi pure l'Egitto si sono sviluppati di più che l'Occidente; anzi, grazie al benessere che si avviano a raggiungere si compreranno l'Europa.

Alla base di questo inculturamento malthusiano c'è il contesto nichilista relativista o, come dice il regnante Pontefice, l'assenza del pensiero. La teoria malthusiana continua ad essere propagandata perché funzionale a tale contesto, nonostante sia falsificata da tutto il pensiero economico.
Ad esempio, anche per Keynes la crescita economica è da legare al tasso di natalità. Quest'ultimo, infatti, determina l'offerta di lavoro, la produttività del sistema e la domanda finale.

Va ricordato che un'economia solida ha quale obiettivo prioritario la valorizzazione delle risorse a disposizione di un Paese, favorendo lo sviluppo reale e il benessere dei cittadini. Il crollo demografico ha favorito una crescita solo apparente, di tipo consumistico; ha favorito lo spreco e non l'efficienza.
Che cosa si può fare
Si devono costruire politiche a sostegno della famiglia, incentivandola a fare figli.

La famiglia, infatti, non solo garantisce una crescita naturale della società, ma è il principale produttore di reddito, di risparmio e di sviluppo del capitale umano.

Per realizzare questo progetto serve una nuova visione antropologica, che non riduca l'uomo a semplice mezzo di produzione o di consumo: a mera cosa.

Per Gotti Tedeschi la morale cattolica applicata all’economia è la migliore soluzione del problema; però, per poterla applicare, occorre che tutte le persone sviluppino il pensiero “verticale”.
Pensare in modo “verticale”
L'enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate tratta della crisi del nostro tempo. Il suo messaggio essenziale è che la questione sociale contemporanea è un problema antropologico.
La soluzione dei problemi richiede di riconoscere che la principale forza propulsiva, per lo sviluppo di ogni persona e dell'umanità, sta nella carità, vissuta nella verità. Occorre perciò un nuovo modo di pensare, che induca gli attori sociali – singoli o istituzioni – a utilizzare come criterio di azione le relazioni tra loro.

La carità, per il Pontefice, è la via maestra per costruire relazioni sia con Dio che con gli altri. La persona, in quanto ha una natura spirituale, si realizza, diventa persona nelle relazioni con gli altri.
Questo metodo si può applicare anche alle relazioni tra istituzioni, comunità o nazioni.

E' necessario, quindi, che le istituzioni costruiscano relazioni o reti di carità.
Occorre che nella società occidentale si innervi l'idea che la vita sociale non è fatta solo di diritti (che oggi vorrebbero essere la traduzione dei desideri) e doveri (che si cerca di dimenticare), ma principalmente da relazioni di gratuità.
Serve una società che realizzi il bene comune attraverso una corretta applicazione dei princìpi di solidarietà e sussidiarietà.

Ma tutto questo è solo un aspetto della soluzione del dramma occidentale. Solidarietà e sussidiarietà vanno ancorate al criterio della verità.
Per Benedetto XVI la carità senza verità si riduce a semplice emozione, non fa cambiare comportamento.

Per ottenere un cambiamento generalizzato serve anche la fiducia: bisogna che le persone si fidino uno dell'altro.
Oggi questo elemento manca, anche a causa dell'eclissarsi di carità e verità: nessuno si fida di nessuno, le banche sono un drammatico esempio.
La fiducia è una risorsa scarsa e chi riuscirà ad attivarla otterrà vantaggi enormi: riduzione di costi, serenità, prodotti sicuri e molto altro.
La sfida sulla fiducia è la carta vincente, anche perché la fiducia non si impara sui libri, non si impone con codici o procedure affisse negli uffici, è un comportamento individuale che pongono in essere gli umani che si pensano persone e non anonimi atomi sociali.
Scritto da Carlo Baratta
http://www.europaoggi.it/content/view/2474/1/