sabato 10 settembre 2011

TRADIZIONE E SOCIETA': Uguaglianza a prescindere: quando la scuola favori...

TRADIZIONE E SOCIETA': Uguaglianza a prescindere: quando la scuola favori...: L'ignorantitudine è la tendenza a considerare tutto sullo stesso piano a non discriminare o a non ragionare in modo gerarchico o per prior...

Uguaglianza a prescindere: quando la scuola favorisce l'ignorantitudine

L'ignorantitudine è la tendenza a considerare tutto sullo stesso piano a non discriminare o a non ragionare in modo gerarchico o per priorità. Tutto il mondo sensibile è composto, non è semplice, è fatto da differenze. Sono le differenze che danno senso alle cose: la frutta è diversa dalla verdura, una mela è diversa da un melone, la natura ha fatto sì che anche le mele siano diverse tra di loro ad esempio la mela golden è diversa dalla ranetta. Anche i manufatti prodotti dall’uomo procedono per differenze e di conseguenza è una caratteristica universale.

Per spiegarmi meglio un chiodo è diverso da una vite ed entrambi sono diversi da un bullone. Peccato che questa evidenza sia considerata falsa quando si parla delle persone, a quest’ultime si cerca di applicare come un dogma il concetto di uguaglianza per qualsiasi attività o relazione sociale che si presenta. Il pensiero relativista e nichilista, dominante in Europa, continua a confondere natura con forma o funzione; chiodo vite e bullone possono essere fatti con lo stesso materiale, ma hanno forme diverse e servono per scopi e usi diversi, stanno al mondo diversamente, hanno esistenze proprie. Analogo ragionamento si può fare per la frutta, verdura e tutto i mondo sensibile, ma viene considerato assurdo quando si parla di persone che hanno sì la stessa natura, fanno parte dell’umanità, ma hanno scopi, talenti diversi.

La democrazia politica che permea tutta la vita sociale ha portato il concetto di eguaglianza in un vicolo cieco, le priorità sono sempre relative i problemi dei cittadini sono considerati simili: di conseguenza tutte le politiche hanno come base comune la quantità l’unica che facilita la distribuzione a tutti. Le contemporanee tendenze, in campo educativo, di voler appiattire tutto, di portare tutti a ragionare per obiettivi standard o quella tanto propagandata di sviluppare conoscenze di base, si basano proprio sulla quantità. L’unione Europea ha dato indicazioni precise per l’obbligo scolastico che si sono trasformate in leggi nazionali. La pedagogia relativista nichilista, presuppone un allievo virtuale con intelligenza standard, mentre in realtà le persone, gli studenti, le studentesse hanno un cervello proprio e uno stile proprio di apprendimento.

Uno studente con uno stile di apprendimento induttivo è diverso da quello che ha uno stile deduttivo ed entrambi sono diversi da uno studente abituato a copiare e ripetere, proprio perché in possesso di talenti individuali diversi. Gli obiettivi standard nascondono un altro inganno perché considerano tutte le materie allo stesso modo, per alcune di loro sono importanti i concetti, per altre l’argomentazione e per altre ancora la pratica: matematica non si impara leggendo e storia non si impara solo guardando film. L’unica materia che viene considerata a se, ma è discriminata, è la religione, quest’ultima è stata rivalutata moltissimo addirittura da Tony Blair. Forse i recenti casi dei giovani inglesi sono dovuti anche dalla mancanza di una formazione etica-valoriale nelle scuole. I giovani italiani di oggi sono culturalmente poveri, nonostante la tanto esaltata scuola dell’obbligo che propina una quantità notevole di materie puntando più sulla durata dell’obbligo che sui contenuti dello stesso.

La scuola repubblicana non ha mai sviluppato cultura non ha mai favorito l’alfabetizzazione delle masse. L’italiano, la storia, la geografia, le scienze negli Anni '50 o '70 sono diventate patrimonio dei cittadini italiani grazie ai programmi televisivi non alla scuola. Oggi che la televisione è diventata un soprammobile, si accende, si fa zapping, si sente, ma non si ascolta, non è più considerata una fonte autorevole e si vedono i risultati: neo avvocati incapaci di scrivere correttamente in italiano, diplomati incapaci di leggere un testo scritto, in compenso il sistema scolastico relativista nichilista egualitaria non nega la laurea ad honorem a nessuno come a Valentino Rossi e Vasco Rossi.

La recente riforma scolastica ha tentato di modificare questa tendenza, ma probabilmente sarà destinata all’insuccesso, perché la riforma deve essere attuata dai docenti, tutti formati con la cultura relativistica del ‘68, secondo la quale è l’omologazione che va premiata non il talento, anzi gli allievi talentuosi sono sovente bocciati perché si annoiano. La maggior parte dei docenti considera la scuola come fonte irrinunciabile e unica per il loro sostentamento e non come risorsa per sviluppare le potenzialità dei giovani e futuri cittadini; sempre pronti ad aumentare ore e cattedre per garantirsi il posto e mai puntare alla qualità dell’insegnamento.

Però l’orizzonte è luminoso; l’inevitabile diffusione del web 2.0 svilupperà la cultura della formazione individualizzata e quella delle differenze, delle diverse e molteplici comunità di interessi, insomma della formazione permanente come sviluppo dei propri talenti.

(*) Da La Circolare Spigolosa n. 186 di settembre 2011.